Era una sera tranquilla di novembre, il cielo grigio fuori dalla mia finestra rifletteva il mio stato d'animo apatico. Ero seduto alla scrivania, scorrendo pigramente le email sul mio computer, quando notai un messaggio non letto nella mia casella di posta. L'oggetto recitava semplicemente "Ciao".
La curiosità mi spinse ad aprirlo. La mail era da una ragazza che si presentava come Alice. Diceva di aver trovato il mio contatto in un forum di lettura, dove avevo postato alcune recensioni di libri. Le erano piaciute le mie parole e sentiva il desiderio di conoscermi meglio. In allegato c'era una sua foto: una giovane donna dai capelli castani, con un sorriso che sembrava illuminare l'intera stanza.
Risposi quasi immediatamente. Cominciammo a scambiarci messaggi sempre più frequentemente. Alice era divertente, intelligente e condividavamo molti interessi. Parlavamo di libri, film, sogni e speranze per il futuro. Ogni email era come un nuovo capitolo di una storia meravigliosa che stava lentamente prendendo forma. Dopo due settimane, ci spostammo alle chat quotidiane. Le nostre conversazioni si facevano sempre più intime e io mi ritrovai a pensare a lei continuamente.
Dopo due mesi di chat ininterrotte, sentii che era giunto il momento di incontrarci di persona. Le proposi di vederci e lei accettò con entusiasmo. Decidemmo di incontrarci in un piccolo caffè nel centro della città, un luogo accogliente e discreto che pensavo fosse perfetto per il nostro primo incontro.
Il giorno dell'incontro arrivò e io ero un misto di eccitazione e nervosismo. Indossai il mio abito migliore, cercando di fare buona impressione. Arrivai al caffè un po' in anticipo e mi sedetti vicino alla finestra, con il cuore che batteva forte nel petto.
Finalmente la porta si aprì e la vidi entrare. Alice era ancora più bella di quanto immaginassi. Mi alzai e la salutai con un sorriso, ma notai subito un'espressione di incertezza sul suo volto. Ci sedemmo e cominciammo a parlare, ma qualcosa sembrava fuori posto. Alice sembrava distratta, quasi distante.
Dopo alcuni minuti di conversazione, abbassò lo sguardo e mi disse con una voce tremante: "Devo dirti qualcosa". Il mio cuore affondò. Non era mai un buon segno quando qualcuno iniziava una frase così.
"Non sono chi pensi che io sia," continuò. "Mi chiamo davvero Alice, ma la mia vita non è quella che ti ho descritto. Le foto che ti ho mandato non sono mie. Ho usato l'identità di una mia amica perché mi sentivo insicura di me stessa e avevo paura che non ti sarei piaciuta per come sono veramente."
Mi sentii come se qualcuno avesse tolto il pavimento da sotto i miei piedi. Tutti quei momenti condivisi, quelle parole dolci, improvvisamente sembravano vuoti. Ero arrabbiato, deluso e profondamente ferito.
Alice mi guardava con gli occhi pieni di lacrime. "Mi dispiace tanto," disse. "Non volevo farti del male. Mi sono innamorata di te, ma ora capisco che non potevo continuare a mentirti. Spero che tu possa perdonarmi un giorno."
Non sapevo cosa dire. Mi alzai lentamente, ancora stordito dalla rivelazione. "Devo andare," riuscii a dire. Uscii dal caffè senza voltarmi indietro, sentendo il peso della delusione schiacciarmi il petto.
Camminai per le strade della città senza una meta precisa, cercando di mettere ordine nei miei pensieri. Ero stato ingannato, il mio cuore giocato come una pedina in un gioco crudele. Ma allo stesso tempo, non potevo fare a meno di provare compassione per Alice. Capivo il motivo della sua insicurezza, ma questo non rendeva meno doloroso quello che avevo passato.
Ritornai a casa quella sera, stanco e confuso. Mi sedetti alla scrivania e fissai lo schermo del computer. La casella di posta era ancora aperta sulla nostra ultima conversazione. Chiusi gli occhi e respirai profondamente. Forse un giorno avrei trovato il coraggio di perdonarla, ma sapevo che ci sarebbe voluto tempo. Nel frattempo, avrei dovuto raccogliere i pezzi del mio cuore e cercare di andare avanti.
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